BOCA JUNIORS – RIVER PLATE FINALE COPA LIBERTADORES, TUTTO QUELLO CHE C’E’ DA SAPERE SUL SUPERCLASICO
Sabato alle ore 21 italiane inizierà l’andata della finale di Copa Libertadores, Boca Juniors vs River Plate. Il derby di Buenos Aires assegnerà lo scettro di migliore squadra del Sud America per la prima volta nella sua storia. L’infuocato derby tra Xeneizes e Milionarios non vedrà la presenza in entrambe le gare dei tifosi ospiti. Mancherà per squalifica anche il tecnico del River Gallardo.
Probabilmente per calore e folklore non c’è match più bello, uno dei derby più sentiti al mondo è pronto a regalare 180 minuti al cardiopalma. Andiamo a conoscere meglio e in profondità questi due squadroni.
La Storia
Siamo alla fine del XIX secolo, il partito conservatore è al governo da più di 20 anni e sulle coste del Paese arrivano migliaia di navi, la maggior parte del grande Impero Britannico.
I marinai, oltre alle merci, portano con loro il “football” e in pochissimo tempo lo insegneranno ai loro colleghi argentini. La nascita del fútbol argentino è tutta qui.
Grazie al porto di Buenos Aires nascono anche le due squadre di cui stiamo parlando. Il River Plate nasce agli albori del secolo, nel 1901, un gruppo di giovani di origine genovese decidono di fondare un club, il Santa Rosa, e negli stessi giorni dei giovani argentini fondano il Rosales.
Quasi subito avvenne l’unificazione dei due club, ma il fatto più singolare è la scelta del nuovo nome, la società venne chiamata River Plate come la scritta che si trovava sulle casse delle merci inglesi.
Ancor più singolare la seconda scelta dei colori dell’altra squadra, il Boca Juniors, fondata nel 1905 da sei adolescenti di origine genovese (da qui il soprannome Xeneizes). Il nome del club viene da “La Boca” quartiere della capitale dove si trova il porto, i colori sociali: bianco e nero.
Nel 1907 il club dovette cambiare rapidamente i colori, avrebbero di lì a poco affrontato l’Almagro, anch’esso bianco e nero. Decisero così di adottare i colori della prima nave che fosse arrivata al porto, la nave fu svedese, quindi i colori furono blu e giallo.
In un’epoca in cui il calcio era ancora amatoriale e di club se ne contavano più di trecento solo nella capitale, River e Boca riescono a farsi largo.
I bianco-rossi passeranno in pochi anni dal quartiere del porto, a quello italiano di Palermo e poi al centro ricco della città: Nuñez (da lì il soprannome Milionarios). Saranno i primi a salire sul podio della Nazione, con un secondo posto nel 1909. Ma delle due sarà il Boca Juniors la prima a trionfare con la vittoria del campionato del 1919.
Chi sono realmente?
Ma non è solo la nascita similare ad innescare la grande rivalità.
Los Milionarios rappresentano la parte ricca della città, nel 1949 polverizzano il record del calciatore più pagato al mondo. Sborsando una somma immensa per Bernabé Ferreyra, pagata per la maggior parte in oro.
Il River è la squadra con il record di campionati argentini, che negli ’40 giocava un calcio super offensivo con il suo reparto d’attacco soprannominato: la Máquina, la squadra dei cinque titoli consecutivi negli anni ’50, del Principe Enzo Francescoli che le farà vincere di tutto tra gli anni ’80 e gli anni ’90, di Daniel Passarella, Pablo Aimar, Santiago Solari e Andrés d’Alessandro.
Los Xeneizes rappresentano i marinai, gli operai, i proletari della capitale. La gente che passa la settimana a lavorare in fabbrica, sognando lo stadio da riempire la domenica, la Bombonera.
Il Boca è la squadra sudamericana per eccellenza che combatte colpo su colpo e vanta il record di titoli continentali, tra cui 6 libertadores.
Tre sono i giocatori che si legano soprattutto alla maglia azul y oro: Diego Armando Maradona, Martin Palermo, Juan Roman Riquelme, caratteri forti e passionali come la loro tifoseria.
Le due squadre oggi
Le squadre arrivano dopo due semifinali al cardiopalma ma anche in posizioni di campionato deludenti.
Entrambe giocano un calcio propositivo e ricco di ex italiani, perfetto per chi ha origini genovesi.
Il Boca si schiera solitamente con un 4-3-3 da tenere d’occhio è soprattutto il terzetto avanzato: Pavon – Benedetto – Zárate.
Il primo è un’ala offensiva sforna assist (sono già sei nella competizione), il secondo è l’idolo della Doce, la curva, e su di lui è doveroso fare un escursus.
A 12 anni gli muore la madre mentre giocava un partita di calcio, decide di smettere. Quattro anni dopo riprende anche in suo ricordo, lascia la scuola e inizia a lavorare come manovale in cantiere con il papà. L’Arsenal de Sarandì lo lancia nel calcio dei grandi, anni di gavetta, la vittoria del titolo e poi il trasferimento in Messico. Due Concacaf Champions League vinte e la chiamata della vita, il Boca Juniors. La squadra che ha sempre tifato, rinuncia ad un milione di euro pur di giocarci.
Ora è l’assoluto protagonista della squadra, anche dopo la rottura del legamento crociato che lo ha costretto a saltare il Mondiale.
Il terzo attaccante è Mauro Zarate, ex Lazio e Inter, arrivato da un’altra squadra rivale il Velez. Il trasferimento non è andato giù a molti argentini che lo hanno anche minacciato di morte.
Il River gioca di solito con un 4-4-2. Il portiere è quello della nazionale Franco Armani, il centrocampo è dominato da Enzo Perez (ex di Benfica e Valencia) e dal giovane Exequiel Palacios, classe ’98, “volante” davanti alla difesa e all’occorrenza anche trequartista, grande classe e una tecnica sopraffina. Accostato sia al Milan sia al Real Madrid, ha già esordito a meno di 20 anni con la nazionale argentina.
Il colombiano Juan Quintero, ex Pescara, è l’uomo-assist della squadra, Gonzalo Martinez, l’uomo della provvidenza (è suo il rigore a tempo scaduto che ha regalato la finale al River). In attacco occhi puntati sul colombiano Rafael Borré, ventitrenne in rampa di lancio che si ispira a Falcao.
I due allenatori sono Marcelo Gallardo, 13 stagioni al River Plate con cui ha vinto la Copa Libertadores nel 1996 e Guillermo Barros Schelotto, 10 stagioni al Boca Juniors con cui ha vinto per ben 4 volte la Copa Libertadores. Il Boca su 128 partite giocate alla Bombonera in questa competizione, ne ha vinte 89, pareggiate 26 e perse solo 13.
Che sia sugli spalti, in panchina o in campo ci sarà sicuramente da divertirsi!
fonte foto: Twitter @GastHoffmann