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Mal d’Europa. Ecco il resoconto sulla disfatta dei club italiani nelle coppe

RESOCONTO TRE GIORNI EUROPEA – Perché? Perché, esattamente un mese fa, pregustavamo la ghiottissima opportunità di vedere tutti i club italiani andare avanti nelle (rispettive) competizioni europee? Perché siamo arrivati a questo risultato insoddisfacente, date le circostanze che ci avevano fatto ben sperare?

Cercare scuse su arbitraggi inadeguati, assenza di supporti video o quant’altro, risulta essere ridicolo alla luce degli scenari ipotizzati neanche molto tempo fa. E’ vero, il caso riguardante l’episodio che ha fortemente condizionato l’uscita del Milan dall’Europa League, deve servire da monito per l’UEFA. Il VAR va introdotto. Subito. Il fatto che sarà presente già da questi ottavi di finale di Champions League, lascia però intendere che il maggior organo continentale competente in materia calcistica (la UEFA, appunto) abbia finalmente capito che, nell’immediato futuro, la spesa destinata ai giudici di porta possa essere trasferita alla cabina di regia.

Torniamo agli errori, oppure orrori, che in certi casi crediamo sia il termine più adeguato.

CHI VA AVANTI

Martedì sono scese in campo Roma e Juventus, già certe della qualificazione. Matematicamente seconda la Roma, non ancora certa del primato nel girone la Juventus.

La Roma fa una partita orribile, in linea con le ultime prestazioni che hanno suscitato parecchi malumori attorno alla piazza giallorossa, lasciando Di Francesco sempre più nell’occhio del ciclone. Fortuna ha voluto che, escluso il Real Madrid, questa Roma sia riuscita a staccare il pass per gli ottavi solo in virtù della pochezza degli altri competitor: Viktoria Plzen e CSKA Mosca.

Secondo voi, sarebbe possibile far meglio di così (al momento) dopo che in due stagioni sono andati via giocatori come Salah, Alisson, Nainggolan e Strootman? Sinceramente noi crediamo di no e per quanto si possano attribuire colpe nei confronti della guida tecnica, non sono gli allenatori a fare il mercato. Aggiungere altro è superfluo. Si poteva (e doveva) lavorare meglio nonostante il peso del financial fair play, magari non puntando su giocatori come Pastore. Costo del cartellino elevato, ingaggio importante e diverse stagioni segnate da infortuni, scarso rendimento e poco utilizzo, avrebbero dovuto (e potuto) spingere la dirigenza giallorossa in altre direzioni.

Rimane la speranza di un miglioramento da qua a febbraio, quando partiranno gli ottavi di finale. Ma questo è l’augurio di tutti.

Una breve parentesi la merita anche la Juventus, sconfitta a Berna dallo Young Boys. Sconfitta che sarebbe potuta risultare catastrofica qualora il Manchester United fosse riuscito a battere il Valencia in casa. Anche qui, fortuna vuole, che la banda guidata da Mourinho non stia vivendo il suo momento migliore, infatti viene prontamente sconfitta dagli spagnoli. Primo posto salvo, ma due sconfitte in un girone del genere non sono tollerabili per una squadra che punta a fare la voce grossa anche in ambito continentale. Questo raggruppamento andava superato con sei vittorie su sei, quantomeno per incutere timore nei confronti delle dirette rivali alla vittoria finale. Quantomeno per dare quella dimostrazione di forza che inizierebbe a giustificare gli investimenti fatti.

CHI RESTA INDIETRO

Ed ora veniamo alle “retrocesse”. Che colpe dare al Napoli? Aver pareggiato in casa della Stella Rossa? Se consideriamo che il Liverpool è uscito sconfitto da quella trasferta, allora aumentano le attenuanti per i partenopei. Ma non è così che si va avanti in queste competizioni. Dopo il sorteggio, è giusto ipotizzare su chi fare la corsa, ed è proprio per questo motivo che contro la squadra serba andavano fatti sei punti. Tutto ciò che arriva dopo è tanto di guadagnato ed in questo il Napoli non ha fallito, ma purtroppo non è bastato a guadagnarsi la possibilità di arrivare alla fase ad eliminazione. Ancelotti ha bisogno di un grande attaccante in questa squadra e, eccezion fatta per Insigne, non lo sono né Mertens e né Milik. Il polacco ha dalla sua la carta d’identità ed ampi margini di miglioramento, il belga “Ciro” no, per quanto spettacolare e per quanto dato alla causa napoletana, più di così non può fare. Ora la palla passa a De Laurentis.

E l’Inter? L’Inter…è follia. Follia allo stato puro. Essersi ritagliati la possibilità di venir fuori da un girone con Barça e Tottenham andava concretizzata. Non ci sono scuse. La partita decisiva in casa, contro un PSV già fuori da tutto, andava dominata e questo l’Inter non è stata in grado di farlo. L’errore di Asamoah condanna i nerazzurri allo svantaggio, Icardi ristabilisce la parità, ma i continui aggiornamenti che arrivano dal Camp Nou non fanno bene all’ambiente. L’Inter pareggia, il Barça è ancora in vantaggio e per i nerazzurri andava bene così. Ecco trovato l’inghippo. Invece di chiuderla, l’Inter si accontenta. Come va a finire lo sappiamo tutti, ma qui è molto più semplice trovare il maggiore responsabile. E’ bene che Spalletti si prenda le sue colpe. Non fatevi intortare anche stavolta.

Scendono in Europa League sia il Napoli che l’Inter, ma invece di ritrovare le due italiane impegnate sin dall’inizio in questa competizione, ne ritrova una soltanto. Dalla fase a gironi della seconda competizione continentale per club, va avanti solo la Lazio che supera il proprio raggruppamento alle spalle dell’Eintracht Francoforte.

LA GRANDE DELUSA

Fuori il Milan. I rossoneri perdono ad Atene contro l’Olympiacos quel tanto che basta (3-1) per essere eliminati. E’ una disfatta. Gli episodi condannano i ragazzi di Gattuso che su tre goal incassati, subiscono un autogoal ed un rigore più che generoso. Alla luce della sentenza UEFA arrivata in merito alle inadempienze relative al FFP del triennio 2014-2017, che ha comunque visto elargire sanzioni non spropositate, è facile pensare che quello visto giovedì sia stato l’acconto preteso dalla stessa UEFA.

Ma è inutile attaccarsi agli episodi. Il Milan non si doveva ridurre al punto da giocarsi la qualificazione in Grecia, cosa che, invece, è puntualmente arrivata. L’eliminazione è la giusta punizione per chi non è stato in grado di venire a capo di un girone che includeva Betis Siviglia, Dudelange e Olympiacos. Piangersi addosso è inutile e noioso. Adesso bisogna realmente guardare avanti.

(fonte foto www.foxsports.it)

 

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