LA SOLUZIONE PIU’ QUOTATA
E’ il nome sulla bocca di tutti. Sussurrato da vari dirigenti all’orecchio dei loro presidenti. L’elefante nella stanza la cui presenza, mai nominata direttamente, viene percepita distintamente da tanti allenatori in scadenza di contratto, o in bilico per la prossima stagione.
Antonio Conte ha rescisso il proprio contratto con il Tottenham poco più di un anno fa, mostrando da subito la volontà di prendersi una stagione di pausa. La sua candidatura prende, giorno dopo giorno e gia’ da qualche mese, sempre più consistenza se affiancata ad alcune società, soprattutto italiane. Ingaggiarlo non è semplicissimo e la crescita della sua carriera ha “complicato” le cose nel corso dell’ultimo decennio. Personalità tostissima, esigenze tecniche molto elevate e ingaggio fuori mercato per tante società. Se riesci a soddisfare le sue richieste, verrai ripagato quasi certamente con annate molto positive e trofei in bacheca.
E’ interessante notare come il passare delle stagioni abbia però gradualmente smentito l’equazione di cui sopra. Sempre più spesso l’amalgama con l’ambiente vedeva, recentemente, il rapido crearsi di crepe che riducevano la fiducia reciproca. Rapporti portati ai minimi termini tramite dialettiche nervose, ricche di tensione con polemiche continue e mai velate. Quanto conviene oggi investire economicamente, in maniera così marcata, su un allenatore come Conte, così invasivo per la struttura della società che lo assume? Partiamo da queste premesse per giocare un po’. Mettendo sul tavolo anche ipotesi non scontate. Focalizzandoci su indizi che possono rispondere al quesito della futura destinazione dell’ex capitano bianconero. Ipotizzando i pro, i contro e i possibili sviluppi della prossima stagione, a seconda di quali saranno i colori a cui si legherà Antonio Conte dal primo luglio di quest’anno.
Visualizzando un immaginario tabellone in stile “indovina chi?” escludiamo alcune importanti panchine italiane, con padroni intoccabili e certi del proprio futuro. Simone Inzaghi all’Inter, succeduto a Conte due anni fa, sta per cucirsi meritatamente la seconda stella sul petto e ha rapidamente fatto dimenticare il proprio predecessore, anche per un ingaggio meno impattante sul bilancio, cosa a cui l’amministratore delegato Marotta non è assolutamente insensibile. Con Igor Tudor, un’altra panchina già assegnata e’ quella laziale. Le esigenze reciproche di Lotito e Conte non si sarebbero onestamente mai incastrate se non grazie a enormi concessioni di uno all’altro. Impossibile vederli assieme. Un’altra piazza con respiro europeo, che vede in panchina un mentore di tanti giocatori, quasi un padre putativo, e’ Bergamo. Città con vecchie e insanabili ruggini con Conte e che si tiene ben stretto Gasperini. Da escludere a priori.
Su quale panchina siederà Antonio Conte? I rumors più forti arrivano da Napoli. Società che potrebbe accogliere un ex commissario tecnico dopo essere stata trampolino di lancio verso la nazionale, con tempistiche diverse, sia di Marcello Lippi che di Luciano Spalletti. Siamo sicuri che all’ombra del Vesuvio si possa creare l’idillio perfetto tra ADL, uno dei presidenti più esigenti di quest’epoca, e mister Conte, uno dei più vincenti allenatori degli ultimi quindici anni? De Laurentiis ha fatto tanto per la città partenopea, riportandola in pianta stabile all’interno dell’ élite calcistica europea. Ha sempre voluto dire lui l’ultima parola sulle scelte strategiche delle campagne acquisti, decisioni importanti e a volte divisive. Ci metto i soldi quindi dico la mia. Non sempre le cose sono andate come sperava. Come nel caso della scelta su Carlo Ancelotti. Alzi la mano chi pensava che a Napoli il progetto con l’ex tecnico rossonero potesse arenarsi così rapidamente. Il sodalizio è durato poco e si è concluso comunque con grande garbo e discrezione da ambo le parti. Complicato immaginare che le cose possano andare ancora così se anche tra Aurelio ed Antonio girasse male.
De Laurentiis ha indole polemica con i propri tecnici anche quando le sue squadre dominano, chiedere a Spalletti. Conte non è certo un signorsì e si vedo lontano un miglio quando è in fase di insofferenza con la propria dirigenza.
La possibilità di giocare le coppe, preferibilmente la Champions, dovrebbe essere una forte discriminante sulle scelte che farà un allenatore tanto prestante a livello di competizioni nazionali quanto comunque in difficoltà in quelle europee. Osservando la classifica attuale questo potrebbe essere il motivo del tanto tergiversare di Conte nell’accettare le avances partenopee.
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