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Il mio Vialli

Gianluca Vialli e Alessandro Del Piero

(a cura di Fiore Di Feo) – “….Ancelotti ad Altobelli,  finta di Altobelli per Vialli…Vialli in area…..Vialli…tiro….e goool !!! goool ! gol di Vialli !!!!”. Il 14 Giugno del 1988 avevo da poco compiuto dodici anni e non ricordo di aver mai più esultato così tanto per un gol della Nazionale, neanche ai Mondiali.

Gianluca Vialli
fonte foto: Twitter @PescaraCalcio

Crea sempre tanta nostalgia rivedere le immagini di quella sfida, Italia-Spagna 1-0, partita della fase finale dell’Europeo giocato in Germania, con la voce di Bruno Pizzul che si alza di tono, in un giubilo comunque composto e di classe. La dimensione emotiva rappresentata da Luca Vialli (voleva essere chiamato Luca), per ogni singolo tifoso o semplice appassionato di calcio, di quel calcio, compone un caleidoscopio di ricordi, istantanee, aneddoti e sentimenti forse unica panacea in un momento di grande sconforto come quello di oggi.

Un altro spintone, questa volta decisamente più forte e doloroso, dato a quel piccolo Peter Pan che ognuno cerca di tenere stretto a sè, quando le asperità della vita adulta ti portano a cercare tranquillità nella memoria, nel passato, in quel tempo in cui sei stato spensierato e sereno.

Gianluca Vialli
fonte foto: Twitter @juventusun

Quando la Juventus comprò Vialli dalla Sampdoria per me fu un sogno realizzato. Nel quadriennio a cavallo del Mondiale italiano, vedevo nel ragazzo di Cremona il più forte attaccante italiano in circolazione. Il centravanti titolare di una Nazionale giovane e bella, Il giocatore simbolo di una squadra, quella blucerchiata, capace di fare un’impresa ancora oggi ineguagliata, e arrivata l’anno successivo, a Wembley, ad un soffio da un sogno grande come la conquista della Coppa dei Campioni (che bello quando si chiamava così).

Gianluca Vialli
fonte foto: Twitter @lastregabianca

A quell’epoca la mia Juve viveva di insuccessi importanti e vittorie marginali. Ero orfano di Platini da oltre cinque anni. Era arrivato il meraviglioso Roberto Baggio, ma nella memoria c’era ancora traccia di quel rifiuto di calciare il rigore, al suo primo ritorno a Firenze, contro i viola. Lo scudetto non era affare dei bianconeri da tanto tempo, la società stava ricostruendo un’identità internazionale dopo alcuni colpi a vuoto sul mercato.

L’arrivo di Vialli appariva come il nulla osta verso anni di nuova gloria, successi e trofei, da subito.

Gianluca Vialli e Roberto Baggio
fonte foto: Twitter @RaiNews

Non fu così, ci sarebbe voluto del tempo. Con le giornate e i campionati che passavano, l’attesa appariva troppa ai miei occhi di tifoso. Quello che aggravava lo scoramento era vedere come Vialli non riuscisse a fare la differenza. Ingabbiato in equivoci tattici estremi, dove il Trap (Trapattoni, ndr), cose dell’altro mondo, iniziò a provarlo anche centrocampista. Lui comunque si metteva a disposizione, lottava e cercava di dare il suo contributo.

Nel primo biennio a Torino non mancarono neanche gli Infortuni. Il giudizio sul suo acquisto raggiungeva una risicatissima sufficienza solo grazie alla vittoria della Coppa Uefa ottenuta nel primo anno bianconero. La stagione della svolta fu quella post Mondiale americano, dove non fu nella lista dei convocati di Sacchi. Da giocatore, a partire dal 1993, non vestirà più una delle maglie a cui era più legato, quella della Nazionale.

Finalmente, sotto la guida di Marcello Lippi, il numero nove della Juve rinasce. Per capire quanto diventò importante per la squadra riavere un attaccante del suo calibro, basta dire che è riduttivo elencare le partite, i gesti tecnici, le prestazioni, i gol e le vittorie che avevano il marchio di fabbrica di Vialli. Si deve andare oltre.

Quello da cui ero letteralmente affascinato era il carisma che Luca emanava sempre, quando giocava e in ogni dichiarazione che rilasciava. Tanta sicurezza a volte mi spaventava. In quegli anni ero un diciottenne visceralmente attaccato alla propria squadra del cuore. Per rendere l’idea, pensate a Paul, il tifoso dell’Arsenal protagonista del film “Febbre a 90”, tratto dall’omonimo libro di Nick Horby. Lui, come me, era sempre, tremendamente, impaurito che il titolo potesse continuare a sfuggire.

Sentir dire, quindi, dal proprio capitano, dopo una sconfitta, che quella partita gli aveva dato la certezza che lo scudetto sarebbe arrivato era abbastanza destabilizzante. Di quella stagione, il suo gol a cui sono più affezionato è il gol vittoria in trasferta contro la Sampdoria. Più della rovesciata a Cremona, più della doppietta nella rimonta con la Fiorentina, più addirittura del meraviglioso, ma purtroppo inutile alla fine, gol in finale di coppa a Milano contro il Parma.

Erano gli albori della pay tv e in casa ancora non avevamo l’abbonamento per vedere i posticipi. Mi organizzavo ascoltando la partita alla radio e guardando il canale sportivo criptato, con tanto di immagine in negativo e distorta. Vialli che segna proprio a Marassi, con un’azione di potenza, lottando con forza e velocità contro un totem come Vierchowod. Fu esaltante, anche in quelle condizioni di visione. Un’ulteriore dimostrazione della grande personalità agonistica che Luca metteva in campo.

trapattoni e vialli
fonte foto: Twitter @IndianRegista

Quando si è giovani, si osservano i propri idoli come figure perfette, campioni imbattibili e che mai si fanno sopraffare dalle emozioni. Mi colpì molto, in questo senso, la grande commozione, la voce rotta dalle lacrime, di Vialli durante l’omelia funebre del compagno di squadra Andrea Fortunato, scomparso un mese prima della matematica vittoria dello scudetto.

Gianluca Vialli
fonte foto: Twitter @galligraziella1

Il tricolore arrivò. Da quella stagione sono passati quasi trent’anni.

In questo lasso di tempo la vita sportiva di Vialli, in campo e fuori, ha continuato ad essere ricca di soddisfazioni. La sua figura è stata riconosciuta, in maniera trasversale da tutti gli amanti del calcio, come quella di una persona che ha fatto del bene a questo sport. Il suo contributo nel trasmettere valori etici profondi  viene confermato oggi da tutti coloro che hanno avuto occasione di conoscerlo. Le sue vicissitudini personali hanno dimostrato come il coraggio, l’intelligenza e la forza d’animo siano doti che permettono di affrontare con umanità e fiducia anche le sfide impossibili. L’ennesimo insegnamento.

Vialli e Mancini
fonte foto: Twitter @aleantinelli

Vederti gioire, l’estate scorsa, per ogni vittoria degli azzurri all’Europeo, era contagioso.

Luca sei stato capace di farmi entusiasmare di nuovo per la Nazionale, come quando c’eri tu.

Sei stato il mio ultimo capitano a stringere le grandi orecchie e sollevare quella coppa.

Sei stato il campione di cui avevo il poster attaccato dietro la porta della mia cameretta.

Sei stato tanto.

E posso solo ringraziarti. Mi mancherai per davvero.

Ciao Luca.

Gianluca Vialli
fonte foto: Twitter @PaoloGentiloni

fonte foto copertina: Twitter @Gladius_bw

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